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      Frattanto le poche schiere regie assottigliate ogni dì maggiormente a malapena si sostenevano; e cadute sarebbero in totale scoraggimento, se grandemente non fossero state francheggiate per la vigorosa difesa che fecero allora della loro rocca gli Algheresi; i quali non mai dopo la novella fondazione erano mancati del debito loro di fedeltà e di devozione alla causa regia; ma non mai con tanta evidenza e felicità aveano avuto luogo di segnalarla [1126] .
      Il visconte avea inviato trecento cavalli e centocinquanta balestrieri per sorprendere quei cittadini [1127] . E già, poste occultamente di nottetempo le scale intorno alla città, avea una gran parte di quelle soldatesche tocco le cime delle mura, allorquando alcune guardie avvisatesi del tentativo fecero suonar subito nella terra il grido di accorr'uomo, che concitò tutti i popolani alle armi. I nimici erano giunti nel mentre ad occupare una delle torri più valide; e quivi venne a rovesciarsi contro ad essi l'impeto dei cittadini capitanati dal valoroso governatore del Logodoro Raimondo Satrillas. Grande fu allora in mezzo alle tenebre la strage ed il rimescolamento degli assalitori e degli assaliti; se non che il grido Aragona Aragona" ragunava tratto tratto ed incalzava i cittadini a stringere vivamente i nimici; i quali minacciati anche dalle fiamme appicciatesi dai popolani alla torre, furono infine costretti a ceder loro intieramente le armi. Né qui finì la mortalità; perché anche nel giorno seguente il capitano che comandava quella spedizione cadde vittima del suo ardimento condannato nel capo entro alle stesse mura d'Alghero.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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