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      La città di Sassari, la quale era stata in queste vicende privilegiata da don Alfonso di molti favori, rendeasi anche ad un tempo lieta della presenza del suo arcivescovo; e togliendosi alla colonia di Torres l'ultimo segno della prisca sua grandezza, trasferivasi il prelato turritano col suo clero a soggiornare nella nuova sede, ove fermava poscia stabile stanza [1164] . Ma ai vantaggi particolari di alcuni luoghi non corrispondeva lo stato generale delle cose civili nell'isola. Il re continuando ad esser a oste nel regno di Napoli e distratto dalle sollecitudini gravi di quella conquista che tanto illustrò le di lui arme, non poté sempre con eguale opera intendere ai negozi lontani della Sardegna; dove a Giacomo di Besora erano succeduti nel supremo reggimento Francesco Erill e Niccolò Antonio di Montecapra [1165] . Quando perciò il posamento dei conflitti civili potea far sperare ai nazionali un corso di avvenimenti più prospero, cominciarono ad esser travagliate le cose dell'isola dalla malvagità degli uffiziali regii. I rispetti privati erano i soli che dessero il movimento agli affari; le cose pubbliche o trasandate, od iniquamente governate; le leggi non lungo tempo avanti approvate, cadute in obblio; le speranze del felice andamento del novello statuto, svanite. In tali tristi circostanze i baroni del regno, vedendo oramai scoperto il pensiero dei regii ministri di manomettere ogni cosa, non sapendo pel rispetto dovuto al regio rappresentante levargli l'obbedienza, non potendosi al tempo stesso temperare del por mano a qualche riparo, acciò la caldezza degli animi con si accrescesse, ragunatisi straordinariamente stanziarono d'inviare al re due messaggeri, che gli rappresentassero lo stato vero delle cose.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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