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      Gli altri atti di questo parlamento non presentano materia ad osservazione; né materia all'istoria danno gli avvenimenti susseguiti dell'isola; insino a quando rialzatosi più nemico che mai di Cesare Francesco I di Francia, il quale tutto avea perduto nelle pianure di Pavia fuorché l'onore, trasse a sé in potente lega, che fu appellata santa, il papa, il re d'Inghilterra, il duca di Milano e la repubblica di Venezia; e fu causa colla rinnovata acerbissima guerra che anche la Sardegna restasse inviluppata in quei disastri.
      Disastroso infatti fu all'isola nostra appena quietante per la cessazione delle guerre civili quel fatale anno secondo della nuova guerra; in cui mentre l'esercito di Cesare saccheggiava Roma, mentre le bande di Solimano disertavano l'Ungheria, mentre la riforma religiosa facea nella Germania i più rapidi progressi, i Sardi anch'essi già inquietati dai Barbareschi [1225] , doveano esser tribolati del pari dalle truppe del Cristianissimo. L'armata degli alleati era comandata da quel gran capitano Andrea Doria che dovea poco dopo col suo parteggiare per Cesare di tanto accrescere la di lui fortuna. Nel veleggiare dalla Toscana per travagliare le Sicilie, si soffermò il di lui navilio o per fortuna di mare, od avvisatamente nei mari sardi; e dall'approdare al correre per quelle terre era breve il passo. E così fu; perché Renzo Ursino di Ceri, capitano delle truppe franzesi da sbarco, posto il piede con quattromila dei suoi nelle spiagge di Longonsardo, procedette prestamente avanti coll'animo di sorprendere la rocca importante di Castelaragonese.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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