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      Ciò nonostante i castellani non si sbaldanzirono, e presentando sempre il petto nei siti i più rischievoli, poterono per un'intiera giornata sostenere l'oppugnazione; abbenché la mancanza di artiglierie facesse sì che coloro i quali maggiormente loro nuocevano fossero per essi fuori di gittata. Il prode animo pertanto diede vinta quella fazione agli assediati. Al rimanente provvide la buona loro sorte; poiché mentre eglino ponevano opera a riparare ai danni della giornata, un gagliardo fortunale suscitatosi nell'albeggiare del giorno seguente sferrava dal porto le navi di Andrea Doria, spingendole sui litorali dell'Asinara; e Renzo da Ceri privo di quell'ausilio, e conoscendo per prova che non di leggieri gli verrebbe fatto di condurre a compimento l'occupazione d'una rocca difesa da così valorosi campioni, rinunciò finalmente all'impresa; e voltandosi ad una fazione di minor importanza e pericolo, si avviò al luogo di Sorso, disertato dagli abitanti, dove il suo esercito manchevole di vittuaglie si mise tosto alla preda [1226] .
      Alla difesa di Castelaragonese rispose in quanto al coraggio dimostrato, non in quanto all'esito, la difesa della città di Sassari. Ossia che il governatore siasi lasciato ingannare dalla voce sparsasi da Renzo del suo intento di assaltar Alghero; ossia che abbia egli preso parte nella spedizione dei Sassaresi avanzatisi ad affrontare i Franzesi; il certo si è che lo scontro passò col maggior danno degli isolani [1227] . A diminuire la fortuna di questi era concorsa la fretta con cui nell'estremo pericolo eransi raccolte quelle bande di soldati subitari; l'inferiorità delle armi; e la mancanza di disciplina guerresca a fronte d'un nimico esercitato nella milizia.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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