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      Rimasero perciò dubitanti i cittadini non volesse Cesare penetrare nella città dal lato di terra; ed allontanavansi per un istante dal ponte che aveano fondato in faccia al molo. Ma non sì tosto abbandonavano essi quel sito, che con una improntitudine la quale caratterizza le costumanze del tempo, i soldati di Cesare lanciandosi sul ponte lo spogliarono dei ricchi tappeti ed arazzi coi quali era stato parato; quasi come per andare a ruba, e non per onore di chi passava fossero stati colà spiegati. Ed in quelle costumanze del tempo è anche una cosa più notevole che Cesare, ritornando allora dal suo giro lungo la costiera, abbia preso trastullo di quella militare licenza.
      Nel discender a terra accommiatò l'imperatore tutte le sue guardie delle quali dicea non aver bisogno fra i suoi; ed accolto ivi con benigne parole l'omaggio fattogli dal consiglio della città nel presentargli le chiavi del luogo [1242] , salì sopra un destriero di gran podere e di bella guisa, di cui era stato presentato da don Giovanni Manca; ed accompagnato quindi dai vescovi d'Alghero e d'Ampurias, dal consiglio, dal clero, dai nobili e dal popolo che affoltato lo seguiva, avendo prima orato nella chiesa maggiore, volle tutta riconoscere la fortezza cavalcando attorno alla città [1243] . Rientratovi poscia, e postosi al balcone della sua casa [1244] , fu presente ad uno spettacolo che sapeva di quella stessa barbara licenza che al primo suo giungere erasi veduta. I soldati spagnuoli saccheggiando le vittuaglie che in gran quantità erano esposte, trascorreano da spavaldi per la piazza cacciando e passando a fil di spada i numerosi capi di bestiame che il consiglio avea colà ragunato coll'animo di farne un presente al navilio [1245] ; e che non poterono esser presentati a persone le quali non sofferenti dell'accettare, amavano meglio lo strappare i doni.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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