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      Alla qual richiesta corrispondeva specialmente il sovrano, concedendo ogni immunità per le cose che a quell'uopo doveano recarsi in Sardegna [1290] . Al tempo stesso le corti dimandavano che fosse obbligato qualunque possessore di vigneti od altri terreni chiusi pel pascolo del bestiame, di piantare nel recinto del podere il numero per lo meno di ventiquattro alberi di gelsi [1291] ; e che i vassalli dimoranti nelle terre feraci di oleastri avessero l'obbligo d'innestarne dieci tronchi in ciascun anno ed il vantaggio di acquistarne con quel solo mezzo la proprietà; nel mentreché i signori dei feudi si sottometteano a stabilire in quei luoghi i mulini per l'olio [1292] . Mancava in quel tempo la forza armata nella capitale, e la custodia della pubblica sicurezza commettevasi ad alcune compagnie di popolani; richiedeva adunque il parlamento che i soli cittadini i quali per lo cognito loro interesse a pro della comune tranquillità meritavano la generale confidenza, venissero inscritti nel ruolo di quelle bande, che con linguaggio d'oggidì potriansi dire compagnie di guardia nazionale [1293] . Raddoppiavasi al tempo medesimo l'antico dazio applicato alla fabbrica delle torri [1294] . Si accordava a benefizio del commercio una franchigia temporaria di gabella, stabilendo che di ciascuna mercatanzia provegnente da oltremare, non escluse le più ricche, si dovesse tosto fare l'esposizione per tre giorni in pubblica vendita; affinché i compratori più diligenti avessero il vantaggio di acquistarle non ancora gravate dal dazio [1295] .


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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