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      Toccò pure al duca di Gandia di intimare al tempo stesso il convento delle corti generali [1299] . In queste fu deliberato: ricercarsi per poter godere della facoltà del voto nello stamento militare l'età per lo meno d'anni venti [1300] ; doversi privare del diritto d'intervento le persone non nate negli stati aragonesi [1301] ; e di quello di rappresentare per mandato gli altri membri d'uno stamento chiunque non appartenesse allo stesso ordine [1302] . Furono pure obbligati in questo parlamento i signori dei diversi feudi a tenere ciascuno nelle proprie terre un armento di cavalle non inferiore a quindici capi [1303] . E si richiedeva che la quantità oramai abbondevole delle diverse leggi conosciute col nome di prammatiche si ordinasse e se ne pubblicasse il codice [1304] .
      Toccò infine al duca di Gandia di prender parte in quello straordinario movimento che correndo quei tempi destò nella capitale dell'isola lo zelo dell'arcivescovo d'Esquivel nell'onorare i depositi allora rinvenuti nell'antica chiesa di S. Saturnino. Ma siccome di tal invenzione si diede già contezza in altro luogo [1305] ; perciò non restami a notare del regno di Filippo III altro avvenimento salvo la nomina da lui fatta del novello viceré conte don Alfonso d'Erill; l'ordine dato nell'anno stesso della di lui morte per la convocazione di uno straordinario parlamento onde farsi provvisione a fortificare le due isole di S. Pietro e di S. Antioco, minacciate di qualche nemica incursione [1306] ; ed il passaggio nel porto d'Alghero ed in quello di Cagliari del principe Filiberto Emanuele figliuolo terzogenito di Carlo Emanuele I, duca di Savoia.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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