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      I delinquenti pertanto avvisando che l'unica via di francarsi dall'imminente rovina era quella di una pronta fuga, cansavansi dall'isola ed approdavano per diverse vie in Nizza [1343] ; lasciando solamente nel regno il marchese di Villacidro, il quale poco stante ebbe a morire; ed il marchese di Cea, il quale abbattuto nello spirito per le forti presunzioni acquistate nel frattempo sulla probabile reità della marchesa, già passata contro al di lui volere a novelle nozze con don Silvestro Aymerich; costretto d'altra parte a risparmiare le sue forze per l'età avanzata, volle per qualche tempo scambiare i pericoli del mareggiare con quelli di una vita più rischievole durata da lui in patria per molti mesi, onde evitare i molti satelliti che aliavano di continuo intorno a lui per sorprenderlo. S'indusse alla fine a salpare allorché vide le cose sue ridotte in angustissimo luogo. E congiungevasi agli altri suoi compagni in Nizza; dove trovava che i fuggiaschi ben lungi dallo spogliar la speme di rivedere la patria, mostravansi più avveleniti che mai, e andavano rivolgendo per l'animo come rientrare nell'isola con vantaggio, riappiccandovi i conflitti coll'ausilio dei partigiani. Risolutisi perciò al tentar novelli cimenti, volendo più dappresso conoscere come accennassero le cose, spedivano alla volta dell'isola don Francesco Cao, acciò consuonasse cogli altri loro amici nell'ordinare una novella conspirazione. Se non che la fortuna della navigazione non permise a costui di toccare allora i lidi sardi; costretto a por piede altrove ed a passare quindi in Roma.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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