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      Facendo adunque veduta di curare i loro interessi, tanto innanzi spinse il commissario i suoi fingimenti, che alla fine poté muoverli a portarsi sopra un'isoletta chiamata Rossa, che fronteggia il litorale di Castelsardo. Toccata quivi la terra patria cadde la larva sì lunga pezza portata. Erano appena i condannati dopo il desco amichevole passati a prender riposo, che quel luogo diserto suonò repentinamente d'armi e d'armati. L'Aymerich, il Cao, il Portoghese cadevano estinti nel primo abbaruffarsi. Il marchese di Cea, personaggio del quale più caleva l'arresto, veniva afferrato gagliardamente dallo stesso commissario e riserbato al di lui trionfo ed al supplizio. Conducevasi quindi per tutta l'isola quell'incauto vegliardo preceduto dall'apparato il più ferale; e giunto nella capitale, e sentenziato nuovamente come reo di maestà, perdeva il capo sopra un palco. Mostrando nella rassegnazione dell'animo e nella dignità serena del volto, esser egli stato uomo tale, che né avrebbe meritato di esser spinto al delitto con un inganno, né di esser condotto al supplizio con un tradimento.
      Nondimeno questo tradimento fruttò al commissario Alivesi la concessione gratuita di alcuni feudi. E qui lo storico imparziale non dee tenersi di biasimare in tal proposito la condotta del viceré; poiché se la condizione delle cose umane ricerca che anche dei servigi ignobili e vili si debba trar pro; se la giustizia del governo esige che a tali servigi si adatti un premio, la dignità morale del governo non permette che al premio si aggiunga l'onore.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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