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      Ma nissuna cosa sbigottì quel saggio ed avveduto uomo di stato. La felicità dell'annona la quale permettea talvolta in quei tempi una estrazione di poco inferiore per le sole biade alla quantità di un milione di moggia, venne in suo soccorso; e fé sì ch'egli poté disporre in ciascun anno del suo governo pel solo titolo delle copiose estrazioni di una somma mezzana fra li dugento e trecentomila scudi. Onde provvido amministratore seppe nei soli tre anni del suo reggimento redimere gli antichi censi, ristabilire il credito fiscale e lasciare al suo malavveduto ed inetto successore un deposito del valsente di settantamila scudi; non mai meglio ragunato, non mai peggio trasmesso [1354] .
      Non molti mesi erano passati dopo il fortunato innalzamento del duca di S. Giovanni al governo della Sardegna, che spegnevasi la vita di Carlo II; e spenta con lui la dominazione dei principi d'Austria nelle Spagne, riforbivansi di nuovo le armi di Europa, e nasceva quella guerra che fu chiamata di successione. Guerra nella quale, conquassatesi le sorti di molte nazioni, restò lunga pezza dubbio da qual lato fosse il miglior dritto, da qual lato la maggior ventura della armi. La Sardegna ebbe in quei turbamenti parte grandissima. Ma prima che io mi faccia a rammentare le vicende nostre di tal tempo ed il seguito cambiamento di signoria, è opportuno che seguendo la norma colla quale finora mi governai, anche delle condizioni della dominazione aragonese e castigliana imprenda appostatamente a ragionare.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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