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      Quelli intervalli pertanto che separavano talvolta anche meglio di un anno la partenza d'un viceré e l'arrivo d'un altro, intervalli erano di amministrazione rimessa; ché tal è per l'ordinario il carattere degli uomini nel trattare le cose che già sanno dover loro quanto prima sguizzar di mano: accidia, se probi; accelerata malvagità, se iniqui.
      Il quadro testé fatto della podestà viceregia in Sardegna non contiene le memorie dei primi tempi della signoria, ma quelle sole dell'età succeduta al consolidamento della monarchia mercé della pace civile. In quei tempi malaugurosi, che durarono meglio di un secolo e mezzo, l'autorità dei viceré mancante della forza necessaria per intimorire i vassalli ribelli, mancava eziandio del temperamento conveniente per francheggiare i sudditi sommessi. Tempi invero d'infelice ricordanza! O non esistevano leggi che al governo delle cose civili dell'isola facessero bastante e chiara provvisione, o se esistevano le leggi, chi ponea mano ad elle in quel perenne scompiglio? Mentre i governanti non della maniera del comando, ma della signoria istessa erano in forse; mentre i popoli spinti a continue stragi non così erano in pensiero della vita tranquilla come della vita. Dovette pertanto il più delle volte risolversi quel comando in puro arbitrio. E tal è per verità il ricordo palese che ne restò negli atti dei nostri parlamenti di quell'età, nei quali vedemmo insorgere con gravi e concitate parole lo stamento militare a rappresentare al re don Alfonso come la licenza degli uffiziali maggiori e minori travagliasse i privati, come l'indifferenza loro facesse svanire ogni pensamento di pubblico pro [1366] .


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





Sardegna Alfonso