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      Ed ecco come scrivea dei Sardi a Filippo III questo grave personaggio, scevero da un canto per la sua condizione da qualunque passione del parzialeggiare; scevero dall'altro per la propria virtù da quell'orgoglio che abbacina sovente gli occhi alle persone investite di una vasta autorità; e da quella debolezza per cui illusi in altra guisa molti raccontatori delle cose lontane, credono non poter eglino venire in grande grazia ai lettori, se scrivendo non declamano, o non folleggiano. Vivono in Sardegna in questo tempo, scrivea egli, molti personaggi assai dotti nelle scienze divine, nella legge e nelle umane lettere, i quali colla costumatezza del vivere illustrando la Chiesa ed il secolo, meriterebbero che io qui potessi darne maggior contezza. I prelati rispondono alle sollecitudini di V. M. col contegno esemplare; e nel regno la religione serbasi pura quanto in altra provincia mai. Manca solamente agli isolani un maggior soccorso nei lori studi, acciò non siano costretti a spatriare. La qual cosa torna forse in altro rispetto in loro danno, poiché con quelle comunicazioni corrono il rischio di corrompere le altre buone loro doti". Toglie perciò occasione il visitatore da questo cenno per porre in vista del re il bisogno di accelerare il compimento dei provvedimenti che allora pendevano per lo stabilimento dello studio generale.
      Seguendo quindi in altro luogo a dar contezza del carattere degli isolani scrivea: I cittadini sono inciviliti ed ausati alle maniere cortigianesche ed all'urbano trattare, come nella Castiglia.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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