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      Venerano ciò che loro viene comandato dal re. Rispettano i ministri regii, anche gli inferiori; avvegnaché molti di essi non si rimangano del travagliarli con ismodati aggravi. Per la qual cosa non mai tanto traluce la paterna bontà del sovrano verso questi suoi sudditi, che allorquando inviansi nell'isola con saggio pensamento i visistatori destinati a reprimere le avanie di quelli uffiziali".
      In questo quadro fatto dal Carrillo dello stato morale della nazione io penso che siccome egli temperatamente scrisse delle altre cose, così senza blandimento abbia anche scritto dell'affezione dei Sardi alla signoria spagnuola. Le memorie e le tradizioni del tempo la comprovano pienamente. Ed invero molte ragioni traevano i Sardi a così sentire. Il governo spagnuolo fu savio nelle sue leggi e tenero dell'eseguimento fedele dei suoi ordinamenti. Sciente in sommo grado dei modi di cattivarsi la benivoglienza dei popoli, fu largo nel compartir quelle grazie che accomodavansi ai suoi fini politici; avveduto nel negare quelle alle quali non inclinava; poiché preferiva al mozzare la speranza con un pronto disinganno l'intrattenerla con benigne promessioni, od il soddisfarvi a grado a grado. Così il desiderio che maggiormente stesse in sul cuore agli isolani, quello dell'esercitare per se stessi le cariche dello stato, non mai pienamente ributtato in quei tempi stessi nei quali non potea forse senza rischio venir privata una signoria recente del vantaggio di ministri più conosciuti, era poscia gradatamente compiuto quando la lunga esperienza avea messo in piena luce la fede degli isolani.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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