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      E postoché degli studi della filologia io qui toccai converrà, che al nome di quel pregievole nostro letterato del secolo XVI si aggiunga la menzione di un filologo sardo non meno meritevole di elogio, il quale nei primi anni del secolo XVIII pubblicava in Italia alcuni dei frutti delle dotte sue veglie. È questi don Giovan Paolo Nurra cagliaritano, del quale ebbi altra volta l'occasione di rammentare il nome, notando le testimonianze di letteraria considerazione dategli dal chiarissimo pontefice Benedetto XIV in una delle più celebrate sue opere [1544] . Soggiornava allora il Nurra nella Toscana e facea tesoro di erudite notizie onde rischiarare i fasti storici della sua patria; caro ai letterati tutti di quella provincia; caro soprattutto all'illustre Magliabecchio. Essendo stato egli colpito immaturamente dalla morte non poté venir in luce altra parte dei molti suoi lavori, salvo una dissertazione sulla varia lezione di un antico adagio greco riferibile alla Sardegna [1545] . Colla quale scrittura avendo impreso a dimostrare che nella menzione fatta da Aristofane di un balsamo sardiniaco fu indicata la Sardegna, e non già la città di Sardi nell'Asia, tolse occasione da quella disamina onde trascorrere per varie interessanti disquisizioni delle sarde antichità. E ciò eseguì manifestando molta erudizione nel ragunar le notizie, molto criterio nel raffrontarle, molta perizia delle lingue ebraica e greca, delle quali fece uso nell'investigare alcune etimologie, e grande maestria nel maneggiar la lingua latina.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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