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      Poiché a pochi giova l'arida e quasi algebrica esposizione dei nudi fatti; gli altri o più leggieri curano le grazie sole dello stile; o più riflessivi amano che con sobrietà e con acume pensi seco loro chi scrive.
      Un altro titolo acquistò il Fara alla riconoscenza nazionale con descrivere minutamente e coll'esattezza maggiore sperabile in quei tempi la sarda corografia. Opera già da me altra volta commendata e degna di esser meglio conosciuta dai Sardi, presso ai quali serbansi solamente alcuni testi a penna di tale insigne scrittura. Più altre opere scrisse anche questo dotto prelato [1551] ; le quali comprovano quanto esteso fosse il di lui sapere, quanto fecondo il suo spirito e quale amore delle letterarie fatiche scaldasse il di lui petto. Io pertanto raccomando qui il nome del Fara alla gratitudine dei miei nazionali; e forse mercé di questa mia scrittura minore oscurità coprirà la rimembranza di un uomo, che cognito solamente alla patria sua che illustrò, appena fra gli stranieri fu mentovato da quei pochi che di qualche materia a noi appartenente ebbero a scrivere.
      Il secondo dei nostri storici nell'ordine del tempo e nell'importanza del lavoro è il reggente don Francesco Vico [1552] . Di questo personaggio che encomiai in altri rispetti [1553 ] ebbi già più volte l'occasione di notare i difetti per quanto ragguarda alle sue storiche composizioni. Dovendo adunque ragionar di nuovo di lui, io qui ragunerò quanto con le sparse considerazioni ho qua e là accennato; e dirò ch'egli nello scrivere la storia della Sardegna si accinse ad un'opera per la quale non era in lui consiglio bastante, non disposizione d'animo opportuna.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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