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      A tale domanda trovavasi anche aggiunta una nota dei principali personaggi dell'isola i quali teneano col re o coll'arciduca. E siccome il Trincas era pienamente straniero di quelle pratiche che fra i Sardi maneggiavansi in quel tempo assai occultamente per una mutazione di dominio, così non ebbe altra guida nello scrivere i nomi degli aderenti e degli avversi salvoché le private sue affezioni. Allogò dunque fra coloro che volea render graditi all'arciduca tutti gli amici suoi; fé parere d'animo ostile tutti gli altri che per mal talento o per bizzarria sembravangli tali. Tali scritture cadute in appresso nelle mani del re e da lui trasmesse al viceré dell'isola marchese di Valero [1605] , furono quelle che diedero luogo al primo palese commovimento delle parti.
      Questo viceré avea già ben meritato del suo sovrano nel far provvisione al maggiore de' pubblici bisogni: poiché essendo per scadere il decennio entro il quale doveano riscuotersi i donativi offerti nell'ultimo parlamento congregato dal conte di Montellano, e non permettendo le circostanze sinistre de' tempi d'intimare una novella assemblea e di correre così il rischio di un maggior riscaldamento delle opinioni politiche che divideano una parte della nazione, appigliossi al temperamento di ottenere in forma meno solenne il consenso degli stamenti per la proroga del tributo durante un nuovo triennio. (La qual cosa servì poscia di norma per conseguirne la continuazione). Ma alla saviezza dimostrata dal viceré in tal negozio, non rispose il consiglio di lui allorché gli giunsero fra le mani le scritture del Trincas.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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