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      In questo mentre anche la maggior guerra spagnuola progrediva con mutevole ventura; e dopoché l'arciduca francheggiato per la fausta riescita delle giornate d'Almenara e di Saragozza era giunto ad impadronirsi della capitale della Castiglia, il duca di Vendome avea restaurato le parti del re cattolico nelle pianure di Villaviçiosa. Inutilmente gli stati d'Olanda eransi intromessi per un accordo, offerendo a Filippo da prima le due isole di Sicilia e di Sardegna e poscia aggiungendo il ducato di Milano ed il reame di Napoli. La prima proposta era stata ributtata dal Cristianissimo, come compenso non degno a tanto abbandono; e l'altra incontrava non minori ostacoli, anche perché tornava mal gradita al duca di Savoia, cui non garbava un soverchio aumento della monarchia austriaca, non la reintegrazione del re cattolico ne' dominii italiani, dove quel accorto principe s'avea posto in mira d'allargare la sua signoria. Il groppo infine cominciossi a svolvere alloraquando per la morte dell'imperatore Giuseppe, essendo succeduto ne' regni austriaci e negli onori dell'impero lo stesso arciduca Carlo, che abbiamo finora veduto contendere col re cattolico la successione delle Spagne, sembrò agli altri potentati, non rispondere al desiderio comune di una condizione librata delle cose politiche in Europa quello straboccamento di potenza in una sola mano. La Francia pertanto e l'Inghilterra inclinavano già palesemente alla pace; ed erasi ne' preliminari, fra le altre condizioni, toccato della conservazione della Sardegna sotto il dominio austriaco.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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