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      Postosi adunque nel sicuro di qualunque impresa gli si aggirasse per l'animo, incapriccito della sua sorte, che dava talvolta alla temerità ed alla tenacità sua ciò che dar non potea al suo consiglio, spregiando con eguale protervia i suggerimenti e le minaccie e non si piegando giammai dal primo proponimento, era egli giunto a tale che lasciavasi menare alla stolta speranza di mutare la faccia politica dell'Europa colle sole armi d'una monarchia non poco infralita e decaduta dall'antica sua grandezza. Fra le altre imprese stava specialmente in sul cuore al cardinale il togliere la Sardegna dalla podestà dell'inimico; parendo a lui che il recuperare quel regno grandemente gioverebbe alla sua fama, non solamente fra gli Spagnuoli adontati tuttora per lo sinistro risultamento della recente spedizione del duca di Uzeda, ma presso agli stranieri eziandio: poiché veggendo essi rotta con quell'invasione la pace di cui si cominciava a godere, trarrebbero argomento dall'audacia stessa dell'opera per credere che il ministro, il quale avea l'arditezza di rimescolare nuovamente le cose pubbliche dell'Europa, avesse anche la forza per indirizzarle. Datosi tutto perciò a quel disegno, il cardinale avvisò giustamente che il tener segreto lo scopo degli apprestamenti navali che a tal fine faceansi ne' porti della Spagna, servirebbe alla più sicura riuscita. Indarno il duca di Orleans, reggente della Francia nella minor età di Lodovico XV, e gli ambasciadori degli altri stati misero ogni studio per apporsi dove tendessero quegli apparecchi.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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