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      Dava allora Filippo più facile ascolto alle proposizioni di pace. Nondimeno siccome egli a malincuore accomodavasi alla rinuncia della Sardegna ed avea perciò risoluto di non oltrepassare nella sua deferenza il segno della necessità, resistette lungo tempo a quella condizione; anche quando gli stati generali d'Olanda intromessisi per la quiete europea lo ricercavano caldamente di accostarsi al desiderio comune. Cedette finalmente alle grandi istanze gli si faceano, e con solenne atto dichiarava: essere state giuste le ragioni da lui avute in addietro per ricusare il suo consenso alle condizioni propostegli; soprastare non pertanto a qualunque altra considerazione il bisogno di fermare una pace durevole in Europa, quantunque con iscapito delle proprie ragioni; aver per tal motivo deliberato d'acconsentire alle convenzioni stipulate in Parigi ed in Londra per la tranquillità generale e di abbracciarne le condizioni senza veruna riserva [1617] .
      Non perciò il possedimento della Sardegna si abbandonava tosto da Filippo: poiché malgrado della sua adesione, restando tuttora a distrigare qualche nodo [1618] , non solo non si ponea mente a recar ad effetto le seguite convenzioni, ma la guerra stessa siciliana non quietava punto. S'indusse alla fine il re a far sgomberare le due isole; e per buona ventura l'annunzio della sua volontà giunse in Sicilia in tempo per dare impedimento alla battaglia ordinata ch'era per combattersi con sommo accanimento fra gli Spagnuoli e gl'imperiali nella campagna di Palermo.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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