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      Frattanto era stato innalzato alla carica di viceré del novello regno il barone Pallavicini di S. Remigio, generale di fanteria; del cui consiglio e valore erasi il re molto giovato nella guerra siciliana. Passava egli tosto dall'una all'altra isola con sufficiente nerbo di soldatesche [1621] . Giungeva dopo di lui l'ammiraglio inglese Byngh con due vascelli, incaricato dal suo governo d'invigilare sulle operazioni della cessione, e di far sì che non venisse difficultata per improvvisi accidenti. Arrivava infine a Cagliari il principe di Ottaiano in sulle galee del novello re [1622] ; e disposto in brieve tempo quanto era d'uopo per la mutazione del dominio, riceveva con atto solenne dal capitano generale spagnuolo, a nome del re cattolico, la rinuncia della signoria a Cesare [1623] . Ciò eseguito, il principe prendeva a nome del suo signore la possessione del regno; facea per tre dì inalberare sui baluardi della rocca il vessillo imperiale; ed invitava i cittadini a festa. Nel mentre che il visconte del Porto, generale spagnuolo, ed un commissario della stessa nazione sottoponeansi a rimanere ostaggi nel regno per guarenzia del prezzo delle artiglierie e munizioni guerresche, già trasportate fuori dell'isola in numero maggiore di quelle introdottevi nell'ultima invasione [1624] . Né sopra queste dimostrazioni di dominio trascorse il plenipotenziario imperiale ad altri atti di governo: poiché quantunque ricercato di varie grazie, stimò con lodevole consiglio di astenersi anche dalle più minute; affinché l'esercizio della sovranità passando in altrui mani per proprio mezzo, vi passasse senza veruna mutazione.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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