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      A ciò avea già in parte cercato di provvedere il re con un generale indulto che ne' primi giorni del novello regno avea fatto promulgare; e col quale ammettevansi al perdono i rei di qualunque misfatto, solo che si mostrassero rappaciati co' loro nimici. Tuttavia se una tale indulgenza avea scemato il numero de' facinorosi, non avea potuto ammortire l'incitamento ai novelli delitti; e le parti ardevano in varii luoghi; e vi si alternavano con frequenza le uccisioni e le vendette. Non avendo pertanto il viceré copia di forze quanta sarebbe stata d'uopo per comprimere tutti quei ribaldi, era obbligato più volte a starsene, od a contentarsi di adoperare rimedi non corrispondenti al male.
      Aggiungevasi agli altri disastri il timore della pestilenza, che serpeggiando con grande strage nella Provenza, minacciava i nostri litorali. Per la qual cosa era obbligato il viceré a moltiplicare le cautele e ad invigilare con severa guardia sulla pubblica salute [1630] . Tali pensieri nondimeno lasciavangli luogo a meditare sugli altri bisogni dello stato. E già l'amministrazione dell'erario civico della capitale cominciava a procedere con migliori norme. Già il carteggio cogli altri stati del re rendevasi regolato e periodico. Già introducevasi nel maneggio del tesoro maggiore chiarezza di forme; e la stessa economia delle spese, grave di primo tratto a coloro che erano avvezzi alle smodate generosità de' due ultimi governi, tornava a tutti gradita, come venivasi a riconoscere che la parsimonia era ricomperata dall'esattezza e dalla stabilità de' pagamenti; dove ne' tempi andati non sempre queste rispondeano alla larghezza delle promessioni.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





Provenza