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      Durante il pontificato d'Innocenzo XIII di poco poterono avanzarsi le spiegazioni reciproche; anche perché non mancava in Roma chi per ragioni diverse studiavasi con ogni mezzo possibile di attraversare i negoziati; avendo specialmente i ministri delle repubbliche di Venezia e di Genova interposto grandissima diligenza onde far sì che consumandosi gran tempo fra le indagini storiche nelle quali mettea capo quella disquisizione, si traesse intanto tutto il pro dalle politiche incerte vicende per dare impedimento alla ricognizione nella corte di Roma di un novello re italiano. Epperò non fu dato al barone di S. Remigio di vedere in quel primo suo comando sopite quelle contese che tanto amareggiarono l'animo di lui.
      Nominavasi intanto a suo successore l'abate Doria del Maro; e mercé della regola che dì per dì andavasi mettendo in ogni parte della pubblica amministrazione e delle cure dell'ottimo consigliere dato al novello viceré, colla scelta fatta del dotto ed operosissimo giurista conte Beltramo, destinato a reggere la cancelleria del regno [1635] , la sollecitudine maggiore de' governanti riducevasi a quelle competenze di giurisdizione laica ed ecclesiastica che aveano levato tanto rumore negli anni preceduti; ed al pensiero dell'estirpazione de' malviventi, i quali travagliavano parecchie provincie. Se non che al tempo stesso che con savie leggi si agevolava l'arresto de' malfattori e la verificazione dei delitti [1636] , i negoziati romani, dopo l'innalzamento di Benedetto XIII al pontificato, indirizzavansi in modo che già prometteano di risolversi faustamente.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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