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      Da quel principe adunque, qual egli era, consideratissimo in ogni sua bisogna, non si contentò di pregiare ciò che di commendevole per la sua signoria sentiva la maggioranza degl'isolani; ma volle anche addentro conoscere ciò che i partigiani della Spagna dicessero contro al novello dominio. Per le segrete investigazioni praticate da' suoi ministri, venne allora ad attingere che il bisbigliare di coloro movea da queste querele: essersi adoperata una diversa misura nello ammettere gl'isolani alle dignità della corte e dello stato nella signoria di Sicilia ed in quella di Sardegna; distinti tosto colà i gentiluomini colla partecipazione ai sommi onori; creativi due reggimenti di fanti nazionali, con una compagnia di guardie della persona del re; dai Sardi desiderarsi tuttora vantaggi uguali; alcuni de' Piemontesi spregiare pubblicamente le usanze tramandate ai Sardi per la lunga soggezione ai Castigliani; giungersi per fino ad impedire i matrimonii fra l'una e l'altra nazione; aver diversamente avvisato l'antico governo, e con buon risultamento; poiché coll'agevolare la mescolanza delle famiglie avea fatto sì che eransi allignati nell'isola alcuni de' casati più illustri de' regni d'Aragona. Questi sordi richiami ed altri di più lieve suggetto comparivano agli occhi del re quali erano; vale a dire in un rispetto alquanto esagerati; ed in altro aggirantisi sovra materie tali che non sosteneano il confronto de' sodi vantaggi provati, per la vigilanza e fermezza del novello reggimento, nell'amministrazione della giustizia, nell'indirizzamento delle cose ecclesiastiche, nel governo delle pubbliche rendite, nella regola delle spese.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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