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      Per la qual cosa destinava nel suo letto di morte a tale carica l'arcivescovo di Cagliari, fratello del viceré. Scelta questa grata oltremodo ai nazionali, che veneravano in quel prelato tutte le virtù; ed accetta del pari al sovrano, il quale confermandola concedevagli per quel periodo di tempo il titolo viceregio, e per a vita alcune delle onorificenze di sì sublime dignità.
      Frattanto sceglievasi a viceré il marchese S. Martino di Rivarolo; uomo di severo sopracciglio, di spedito giudizio nel deliberare delle cose di stato e traente diritto al suo scopo nell'operare; dotato inoltre di tale franchezza di carattere e così composto per natura alla costanza, che molti de' creduti inflessibili paragonati con lui ne perderebbero; e sopra ciò risolutissimo di lasciar viva fra noi la memoria del suo comando, per l'ardenza con cui disponeasi a romper acerba guerra ai malfattori, moltiplicatisi oltre misura in quel correr d'anni. La Sardegna era in quel tempo tribolata da varie bande di malviventi, che formicando per ogni dove non solo turbavano la quiete comune, ma faceano anche vista di voler sopraffare lo stesso governo, andato il più delle volte molto a rilento nel combatterli. Onde vi era allora un gran che dire, non parendo doversi comportare più lunga pezza tanta licenza di scelleraggini. La sede principale de' facinorosi era nel luogo di Nulvi; dove una famiglia nobile chiamata de' Delitala, spartita in due fazioni, avea armati l'uno contro all'altro quei popolani e trattili a parteggiare; soprattutto la poveraglia, che mescolata in quelle dissensioni per altrui impulso, non tardava a far propria la causa de' faziosi; sia per quell'impeto che trascina dall'uno all'altro misfatto; sia perché in quel cozzo continuo delle parti, essendo le uccisioni di poco men che ogni giorno, le vendette avvicendavansi perpetuamente.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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