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      Ma gli sopravveniva tosto meglio di ciò ch'egli aspettava; e le regie lettere giungeano inutilmente: perocché gli stamenti prevenendo spontanei la richiesta che dovea loro esser fatta, presentavano non ricercati la loro offerta; e dove nelle dimande additavasi l'aggiunta di ventimila scudi per ciascun anno, esibivansi dalla nazione scudi annui trentamila. Alla quale offerta tenea dietro, poco dopo, un'altra contribuzione di cinquemila e trecento scudi, che gli stamenti addossavansi di pagare per le spese di pubblica salute necessarie a guarentire l'isola dal contagio così fieramente propagatosi allora in Messina. Il re pertanto dopo sì splendide prove dategli dai Sardi di sottostare volonterosi e paghi al suo dominio non dubitava punto, non giungessero ad essi gratissime le novelle della gloriosa battaglia da lui combattuta nella valle di Casteldelfino; dove fronteggiando le forze superiori ed unite de' Gallo-Spani avea saputo per due giorni respingere in ogni positura gli assalti del nemico; ed investirlo quindi con tale risoluzione da costringerlo ad escire degli stati e ad abbandonare le salmerie, i bagagli e le stesse artiglierie al vincitore. La qual vittoria fu di fatto dai nazionali festeggiata con quella esultanza che il più fausto successo.
      Parendo allora a quelli i quali aveano proposto la creazione di un reggimento nazionale che se si tornasse in sull'esaminare quel progetto, incontrerebbesi ne' ministri del re maggior facilità di accettazione, inviavano eglino alla corte don Saturnino Vico, coll'incarico di rinnovar le profferte e le condizioni già altra volta scritte a quell'uopo.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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