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      Il novello viceré marchese del Carretto di S. Giulia ebbe a stare sopra pensiero, non solo sulla guerra straniera, ma sulle inquietudini intestine che dappertutto destava il ricomparire di molti facinorosi nella provincia di Logodoro; e l'afforzarsi di essi in numerose compagnie; ed il sussurrarsi che il loro insolentire movea da suggestioni straniere, per le quali non così si tirava a turbare la sicurezza de' cittadini, come a cimentare e smuovere, se possibil fosse, la signoria. Il viceré avvisando che se con altri espedienti gli tornasse fatto di comprimere quei malfattori, gli si saprebbe grado di non aver esposto le soldatesche a grave rischio, cercò prima per alcuno che mettendosi in conoscenza ai capi di quelle bande, conseguisse con promessioni di speciale condono che si sperperassero; o che, sparsi fra l'una e l'altra i semi della diffidenza e della discordia, si venisse poscia a combattere gli uni coll'ausilio degli altri. Quest'avviso però riesciva infruttuoso per una cagione, che onora quei ribaldi: poiché, presentatasi la persona cui era stato commesso d'inescarli con quelle profferte, rispondevasi francamente da quel loro come capitano [1680] , cui per la maggior valentia della persona e per la più fina acutezza dell'accorgimento gli altri obbedivano: nessuna cosa poter loro tornar meglio accetta che la grazia del governo e l'abolizione di que' delitti pe' quali menavano sì crudo vivere; non pertanto esservi per essi una cosa più cara non solo della vita pacifica, ma della vita; la fede verso gli amici; estendesse adunque il viceré il suo condono a tutti i loro compagni; rientrerebbero unitamente a goder la quiete delle loro case; o congiunti si lascierebbero come in addietro governare dalla malvagia sorte.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





Carretto S. Giulia Logodoro