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      Tanta copia di nuovi e difficili affari se esigeva da canto del ministro una vigilante direzione, ricercava anche la quasi quotidiana opera del viceré e de' maggiori ministri del luogo. Perciò il conte Tana avea dovuto prolungare al di là del termine consueto il tempo del suo comando; invitato a ciò fare con amorevoli espressioni del re, che metteagli in vista l'onore tornerebbe al suo nome ed al suo consolato dalla memoria delle cose importanti da lui recate a maturità. E veramente molto era dovuto nelle seguite riforme al viceré. Onde il sovrano inducevasi a rimunerarlo straordinariamente prima del compimento del governo [1734] . Sebbene al tempo medesimo, nimico qual era quel gran monarca dell'infinto linguaggio delle perpetue lodi e delle mezze riprensioni, facealo gravemente avvertito: non menomasse la propria gloria lasciando che ogni dì si allargasse maggiormente il potere del suo segretario di stato [1735] ; non ignorarsi quanto fosse questi cresciuto in albagia; e come nel voler parere il disponitore principale del governo, prendeva egli l'aria di sopramastro degli affari ed affettava il contegno ed il linguaggio di ministro; profittasse adunque dell'esperienza e dell'ingegno, si confidasse dell'onorato carattere di lui; ma correggesse quello smodato grandeggiare. Anzi, siccome niuna cosa giova meglio ad abbassare gli uomini vanitosi che la modestia de' grandi, il re, cui era stato proposto dal conte Tana di permettere che s'innalzasse nella capitale un monumento che rammentasse alla posterità quel fausto tempo, rispondeagli: mancar tuttora nell'isola molte delle opere benefiche che volgeva nell'animo per vantaggio de' sudditi; esser queste la vera gloria de' regnanti; a fronte delle sollecitudini maggiori del governo, comparir leggiera l'importanza di quell'ornamento.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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