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      Ed eccomi giunto ad uno de' tratti più gloriosi del regno di Carlo Emanuele e del ministero del conte Bogino: alla restaurazione dello studio maggiore della capitale. Quale fosse la condizione di tale studio nel declinare della signoria spagnuola già fu altrove per me riferito [1744] . Il commerzio coll'Italia, la presenza di vescovi e maestrati piemontesi, molti de' quali erano anche per pregio di sapere assai commendevoli, aveano dopo la mutazione del dominio fatto sì che l'emulazione de' nazionali a parere non da meno restasse più svegliata. E quantunque pochi siano stati in tal tempo quelli che possono esser nominati con laude al cospetto degli stranieri, perché citarsi non possono che poche di quelle pubbliche scritture le quali danno vita immortale agli uomini d'ingegno; non devesi tacere che anche senza il soccorso di scuole regolate, trovaronsi in tutto quel periodo di tempo nel clero e nel foro sardo uomini forniti di gran valore di dottrina; i quali rispettati dai loro colleghi d'oltremare furono talmente pregiati dal re, che alle altre ragioni per le quali nello sciegliere i pubblici impiegati stranieri si procedeva assai misuratamente, aggiugnevasi più volte quella di non cimentare appetto ad uomini di non lieve portata l'estimazione degli antichi sudditi [1745] . Ciò nonostante sommo era il bisogno di ordinare uno studio generale e di aprire a benefizio comune quelle sorgenti d'istruzione, che giovavano allora a poche persone favoreggiate da felice disposizione di natura o di accidenti.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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