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      Avea egli saggiamente avvisato come dal non essere il merito del denaio regolato da norme legali e fisse, era specialmente derivato che i possessori di qualche capitale si ritraessero dal rivolgerne il benefizio a pro dell'agricoltura, delle arti, della navigazione e del traffico; e s'inducessero a preferire per la sicurezza de' loro crediti quella maniera di convenzione che è nota col nome di censo. Esser perciò urgente una legge che fissasse una meta ai proventi del denaio in proporzione alla diversa qualità delle persone o de' casi. Esser non meno visibile il danno che muovea dalla tolleranza di alcuni contratti opposti palesemente alla giustizia, o contenenti usure palliate; e di alcuni privilegi introdotti per legge o consuetudine nelle cose d'interesse civile, nelle quali l'equità ed il pubblico bene ricercavano che si ritornasse alle norme migliori della ragion comune. Soddisfacevasi pertanto ad ambi questi bisogni; e con una nuova legge davansi a conoscere a tutti le regole che a tal uopo doveano esser osservate in l'avvenire.
      Maggiore era anche lo zelo con cui meditavasi dal ministro una novella legislazione sulle monete. Era egli stato già operatore della nuova ordinazione messa ad effetto in tal proposito negli antichi stati del re; ed operatore principale: perché il conte Bogino cui nessuna parte mancava delle cognizioni necessarie ad un uomo di stato, in questa intricata e per molti anche sommi uomini straniera materia del pregio delle monete, era per lo continuo studio fattone, più vicino a maestro che ad esperto.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





Bogino