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      Racconta egli ch'esistevano ai tempi suoi in Sardegna varie fabbriche di greca maniera ed inoltre alcune moli designate col nome di tholos, e polite con egregie proporzioni. Il vocabolo greco di tholos da quello scrittore adoperato è quello che maggiormente ne porge aiuto a riconoscere, se non esattamente descritti, figurati almeno in quel luogo quanto basta i sardi noraghes; non avendo quella parola altro significato che quello d'un edificio il quale va a restringersi gradatamente in arco fino a giungere al suo fastigio o cima; locché ne dà un modello di costruttura pienamente adattato alla forma conica di quelle moli. Facendo di più quello scrittore separata menzione delle greche fabbriche della Sardegna, che chiama magnifiche, dinota quasi non esser di greca fazione le moli suddette. Vero è che poscia ad Iolao figlio, d'Ifiele e capo della colonia dei Tespiadi, ne attribuisce l'innalzamento; ma in ciò ha potuto egli esser tratto in errore dalle notizie che da lungi si ricevono sempre alterate. Che se la menzione dell'esterior pulimento e delle egregie proporzioni di tali moli poco paresse adatta alla ruvida apparenza delle medesime, non perciò riferirsi dovrebbe ad altri monumenti; ma potrebbe invece dirsi aver l'autore creduto che la degradazione e varia misura delle pietre ammassate in quelle strutture, la loro esteriore natural levigatura e quell'artificiosa connessione per cui l'occhio non incontra asprezza alcuna di gran momento, meritassero quel cenno.
      [9] Bibbia, Vecchio Testamento, Genesi, cap.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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