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      Vedi opuscolo di G. Vernazza di Freney, Medaglia di Cagliari, cit.
      [510] Urbano VIII con suo decreto del 20 giugno 1641 (riferito da Benedetto XIV loc. cit.), ordinò a ciascuno di astenersi, fino a nuova decisione della sede apostolica, dal trattare pubblicamente la quistione della santità di Lucifero e dall'impugnare o difendere il culto della di lui memoria".
      [511] Morì Lucifero nell'anno 370 in Cagliari (vedi M. B. C. Fleury, Histoire ecclésiastique, cit., lib. XV, n. 29). Ed Eusebio nell'anno seguente (G. Ferrero, In vita Eusebi, cit.).
      [512] Merita di essere eccettuato il cenno che qui dee darsi dei due santi anacoreti che correndo quei tempi menarono in Sardegna vita solitaria. Sono questi i santi Nicolò e Trano, i quali durarono vita asprissima nelle foreste della Gallura, ove ritiene tuttora il nome di luogo santo il distretto in cui vissero. Ludovico, vescovo d'Ampurias, scrisse sulla vita di questi romiti una lettera ai vescovi sardi, riportata dal Vitale (S. Vidal, Annales Sardiniae, cit., tomo II). Vedi G. F. Fara, De rebus Sardois, cit., lib. I, e A. F. Mattei, Sardinia sacra, cit., nell'articolo Ecclesia Ampuriensis, come anche G. Arca, De sanctis Sardiniae libri tres, Calari, typ. J. M. Galcerin, 1598. La vita eremitica era già conosciuta nell'isola fino dal precedente secolo, s'è vero ciò che con rispettabili monumenti asseriscono i nostri scrittori di Antero, sommo pontefice, anacoreta in Sardegna prima della sua elevazione al pontificato. Vedi G. F. Fara, De rebus Sardois, cit., lib.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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