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      Le più vaghe perciò addobbatesi con pompa, e con arte, quanta ne cape in donne di tal fatta, presentaronsi ne' quartieri dell'inimico. Seimila soldati presi a sì turpe artificio perirono pressoché tutti vittime dell'infezione ricevuta. Il marchese di S. Filippo, raccontando il fatto, dice con ragione che la storia non dà altro esempio di una fede portata infino a tal eccesso di empietà (tam impia lealdad).
      [1605] Il marchese di Valero governava già infin dell'anno 1704; perché il conte di Lemos riconosciuto inabile a sopportare il peso addossatogli, fu richiamato in Ispagna avanti che scadesse il primo anno del suo comando.
      [1606] Allorché il conte di Thaun, generale degl'imperiali, prese a combattere le fortezze della città di Napoli, tre soli fra i molti ufficiali rinchiusi nel Castel Nuovo resistettero alle minaccie ed alle liberali offerte de' nimici già padroni della città. In questo scarso numero di fedeli annoveravasi il gentiluomo sardo don Domenico Loi.
      [1607] Furono i più distinti fra questi il conte del Castiglio e don Giuseppe Masones.
      [1608] Don Michele e don Antonio Ruiz. Vedi p. 107.
      [1609] L'imperatore in tal occasione con carta reale del 1 febbraio 1715 unì al regio tesoro i diritti che le corti aveano stabilito, acciò servissero di stipendio ai reggenti nazionali del Supremo Consiglio, e concedette loro uno stipendio fisso di ottomila fiorini annui per ciascun reggente. Coprivano allora tali cariche in Vienna il marchese di Villasor e don Giovanni Battista Cugia.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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