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      Quante volte accese il lume, decisa a rompere il suggello per deliziarsi nel mare delizioso delle cose ignote e per tanto tempo sognate.
      E quante volte spense la candela per resistere alla tentazione del peccato.
      Ma quando alla mattina si alzò stanca, quasi esausta dalla lunga lotta, corse subito in camera dalla mamma, che era sempre a letto e gettandole le braccia al collo e piangendo le disse:
      - Vedi, mamma, quel giovanotto che abita di faccia a noi, mi ha gettato dalla finestra nella mia stanza questa lettera.... ma io la dò a te....
      Le mamme, che pure hanno attraversato tutte lo stesso Orto di Getsemani, e dovrebbero essere esperte del mondo d'amore, quando si tratta delle loro figliuole, hanno tutte una triplice benda sugli occhi e non vedono nulla e nulla indovinano.
      E anche la mamma di Emma non sapeva nulla di nulla; per cui cascò dalle nuvole, e afferrando la lettera con impaziente curiosità, quasi avesse paura che le sfuggisse, la nascose, ringraziando la buona figliuola della prova di confidenza che le dava in quel momento:
      - Brava, la mia Emma, brava! Grazie.... fa sempre così. Confidami tutto, senza paura e senza scrupoli. Nessuno ti ama più di me, nessuno più di me desidera la tua felicità....
     
      Emma non rivide più quella lettera, e la mamma non ne parlò mai alla figliuola.
      Era una lettera d'amore, come se ne scrivono a vent'anni. Pura e ardente; ingenua come l'ignoranza, calda come la giovinezza.
      Nei dieci giorni successivi due altre lettere furono lanciate nella camera di Emma e anch'esse non furono lette che dalla mamma.


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L'arte di prender marito
Per far seguito a "L'arte di prender moglie"
di Paolo Mantegazza
Editore Treves Milano
1894 pagine 127

   





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