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      La donna, quando è stretta fra le braccia di un uomo che ama, vuol guardare in alto, per trovare il suo sguardo, vuol dover rizzarsi sulla punta dei piedi per poterlo baciare. Dio l'ha fatta più piccola di statura di noi, perchè ella possa guardarci dal basso. Allora gli occhi di lei diventano bellissimi, le labbra si socchiudono come calice di fiore che beve la rugiada dall'alto; ed essa esclama felice e fiera:
      - Come sei grande!
      Se invece è lei, che deve abbassar gli occhi, questi si fanno piccini, da superbi sembrano farsi vergognosi; esprimono protezione e non ammirazione; tenerezza forse, non mai orgoglio, e se essa non dice:
      - Oh come sei piccolo!
      è perchè essa è buona e nasconde la compassione, per non renderci ancor più piccoli di quel che siamo.
      Ma se non lo dice, lo pensa, e quel pensiero inaridisce tutte le più alte aspirazioni dell'idealità femminile, degli entusiasmi onnipotenti, delle estasi, più care della vita in due.
     
      Il Museo della debolezza è ricchissimo: ci presenta una raccolta infinita di insetti minuti, brutti, spesso schifosi, di larve striscianti e quasi invisibili; tutta una collezione di prurigini senza dolore, di aborti senza vita, di intenzioni senza energia; tutto un limbo di fantasmi di volontà, di pentimenti senza riscosse, di peccati senza vendette, di contraddizioni, di oscillazioni, di paralisi del pensiero.
     
      La moglie non è ancora alzata, che pensa di far cosa gradita al suo compagno e manda la cameriera da lui per sapere, se non gradirebbe avere a pranzo un amico giunto ieri da un lungo viaggio e ch'egli ama assai.


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L'arte di prender marito
Per far seguito a "L'arte di prender moglie"
di Paolo Mantegazza
Editore Treves Milano
1894 pagine 127

   





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