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      Quanta psicologia celata, misteriosa e potente sta nascosta nell'accento, che diamo alle parole!
      Quante volte io ho scoperto un amore celato nelle più profonde pieghe dell'anima, al solo sentire pronunziare da un labbro il nome di un uomo o di una donna!
      Il discorso camminava piano, sereno, senz'urto e senza scosse; ma la voce che doveva tradurre quel nome si abbassava a un tratto di una o due note o si faceva leggermente tremula o tutto al contrario, si innalzava saltellando disinvolta, come se volesse nascondere la trepidaziane, con cui il cuore accompagnava quella cara parola.
      Ciò che è l'essere amato per chi ama è il denaro per l'uomo avaro.
      Spiatelo soprattutto, quando deve pronunziare la parola milione o milionario.
      Egli si esalta, alza il tuono della voce, si gonfia le gote, e quei vocaboli, come gente in festa, ti suonano all'orecchio preceduti da trombe e tamburi e seguiti da una fanfara di punti di esclamazione e di ammirazione.
      Ma che si celia? - Un milione! Il sogno diurno e notturno di tanti milioni di bipedi implumi; il prurito eterno di tanti operai della grande officina umana, il sole di mille e mille pianeti e pianetucoli; il Dio, a cui tante e tante creature portano in tributo la loro viltà, il loro ingegno, la loro dignità; tutti gli affetti di figlio, di padre e di cittadino.
      Ma che si fa celia? Un milione è un milllllione! -
     
      Un altro segno caratteristico dell'avaro è la carezza, ch'egli fa alla moneta o al foglio di banca, che sta per dare; sia per pagare un semplice contarello o per numerare una grossa somma.


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L'arte di prender marito
Per far seguito a "L'arte di prender moglie"
di Paolo Mantegazza
Editore Treves Milano
1894 pagine 127

   





Dio