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      Esigi poco, esigi pochissimo da tuo marito, e avrai fatto più che metà del cammino, che conduce alla pace domestica.
      Così facendo, tutto il di più che ti sarà concesso dall'uomo sempre egoista e sempre meno amoroso della donna, ti sembrerà un dono inaspettato, una cara sorpresa.
     
      Se invece ti appoggiassi al diritto delle genti e misurassi il dare e l'avere nella felicità della famiglia colla bilancia della giustizia, ti troveresti dinanzi alle più spiacevoli sorprese, alle più amare delusioni.
     
      Le fanciulle quando prendono marito conoscono l'uomo dai romanzi. È per essi o un angelo o un demonio; e siccome naturalmente lo sposo non può, non deve essere un demonio, non può e non deve essere che un angelo.
      Invece gli uomini, quelli che passeggiano per le vie della città e non nelle pagine dei romanzi, non sono che rare volte demonii; ma angeli non sono mai.
      Sono animaletti graziosi (quando son belli), che amano sè stessi prima di tutti gli altri e quindi anche prima della sposa; sono bipedi implumi ed anche intelligenti, che nella moglie cercano un aumento di agiatezza o una governante che diriga la casa, una macchinetta gentile e bella, con cui si possa perpetuare la famiglia; una compagna nelle gioie, una infermiera nelle malattie.
      Essi si mettono un po' di poesia sulla pelle, come mettono i guanti sulle mani e le scarpe sui piedi; ma se la levano subito, appena sono nell'intimità della loro casa. E come gettano via i guanti sulla soglia e si levan le scarpe nella camera da letto per mettersi le babbuccia, così si levan la poesia, che li infastidisce e li secca.


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L'arte di prender marito
Per far seguito a "L'arte di prender moglie"
di Paolo Mantegazza
Editore Treves Milano
1894 pagine 127