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      è un verso solo della Divina Commedia, ma è divino davvero, perchè governa quasi tutta la legislazione dell'amore, e finchè l'uomo pesterà coi suoi piedi questo pianeta, potranno mutare le leggi, le consuetudini dell'umana famiglia, ma l'amore sarà sempre il figlio dell'amore.
     
      Esigi poco, pochissimo da tuo marito, ed egli ti darà molto, moltissimo.
      Sii con lui molto indulgente e purchè egli sia onesto e ti ami, non impennarti ad ogni sua distrazione, ad ogni suo capriccio.
      Gli uomini, vedi, non sono come le donne, che all'amore portano tutti i tesori del sentimento, tutti gli ardori della passione, tutto ciò che sono, che sanno, tutto ciò che valgono; per cui anche i peccati delle donne son quasi tutti mortali, perchè sacrilegi fatti ad un Dio.
      Gli uomini amano come mangiano, come bevono, come camminano. L'amore è in essi una funzione della vita, non tutta la vita. Molti dei loro peccati d'infedeltà, anzi quasi tutti, non sono che veniali. Mezz'ora dopo scordano il peccato e la peccatrice, e ritornano più teneri, più appassionati alla loro fida compagna.
     
      Quante donne per eroica protesta, per intolleranza eccessiva hanno disfatto una famiglia, forse due famiglie; tagliando la ritirata al marito, facendo d'un suo capriccio una passione, d'una sua contravvenzione al galateo un delitto di Corte d'Assise.
     
      Molte altre invece con una ceffatina, che pareva una carezza, con un rimprovero che pareva uno scherzo, hanno ricondotto in un'ora all'ovile la pecorella smarrita....
      - So tutto, ma ti perdono.


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L'arte di prender marito
Per far seguito a "L'arte di prender moglie"
di Paolo Mantegazza
Editore Treves Milano
1894 pagine 127

   





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