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      La contraddizione perpetua, anche se nella più parte dei casi è ragionevole, è una ruggine, che corrode l'amore e lo consuma.
      Se vuoi saper volere nelle questioni, che toccano la tua dignità o l'educazione dei tuoi figli, devi essere accondiscendente e cedevole in tutte quelle cose di poca importanza, che riguardano il vestire, la cucina, le relazioni con persone indifferenti.
     
      Quando vuoi (e ne hai tanto diritto quanto lui), la tua volontà deve appoggiarsi alla ragione, non mai al puntiglio.
     
      E volendo, adopera le forme più soavi del desiderio, e il condizionale più spesso dell'indicativo presente.
      L'uomo è così abituato a comandare, è così pieno e convinto del suo diritto di padrone, che si ribella al voglio e cede al vorrei: s'impenna al farai, e ubbidisce al non ti pare?
      Questa è diplomazia ed è sapienza: è politica, ma è anche virtù.
      Nelle più difficili intraprese, quando devi persuadere tuo marito a far cosa giusta, ma che non gli garba, devi piegare parole e cose, in modo che gli sembri di voler egli stesso ciò che tu desideri da lui.
      Un marito di mia conoscenza si vantava di avere una moglie, che lo assecondava in tutto e non lo contraddiceva mai, nè nelle grandi, nè nelle piccole cose.
      E invece era sempre lei che voleva, e, per fortuna della famiglia, voleva sempre cose giuste e buone; ma dal suo dizionario aveva cancellato il verbo volere e il verbo comandare. Erano per lei vocaboli affatto inutili e li credeva anche pericolosi.
      Invece le donne, che li hanno sempre sulle labbra, non riescono mai a volere e a comandare, e si rassegnano brontolando a una schiavitù, che le umilia e le disonora.


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L'arte di prender marito
Per far seguito a "L'arte di prender moglie"
di Paolo Mantegazza
Editore Treves Milano
1894 pagine 127