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      Là ci rifugiamo fidenti e sicuri per sentirci udire un ś che è sempre ś, un no che è sempre no. Là su quella pietra di paragone portiamo il falso oro, le false gemme, per sapere cosa sono e cosa valgono: là portiamo tutte le piccole e grandi ipocrisie della vita per vederle sfumare nell'aria come una pagliuzza, che arde e si consuma sotto i raggi concentrati del sole.
      Ah quanto bene fa all'anima il rifugiarsi in un cuore sincero, francamente, coraggiosamente e sempre sincero! Come ci si allarga il petto, come i polmoni assorbono avidi quell'aria fresca, tonica inebbriante della verità sicura. Come ci sentiamo consolati di esser uomini e fieri, che una di queste rare creature adamantine sia nostra, tutta nostra!
      Qualcosa di simile si prova quando, dopo aver respirato per molti giorni l'aria umida, palustre, fangosa della pianura del Gange si sale sull'altipiano dell'Imalaia; bruciando tutti i miasmi, lavandoci dai brividi della febbre e dall'afa dei pigri letarghi.
     
      Se tutte le donne sapessero l'onnipotenza della sincerità, rinunzierebbero subito alle scappatoie meschine delle piccole bugie e alla tattica delle grandi e ingegnose menzogne.
      Le donne mentiscono spesso e mentiscono bene; ma non vi è arte che basti, per tenebrosa e fine che essa sia, che valga a renderle infallibili.
      Or bene, una sola menzogna mal riuscita ti fa perdere il frutto di tutte le altre fortunate. Da quel giorno, tutta la sincerità è inutile, ogni affermazione è dubbia; accanto ad ogni ś e ad ogni no tuo marito mette un punto d'interrogazione.


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L'arte di prender marito
Per far seguito a "L'arte di prender moglie"
di Paolo Mantegazza
Editore Treves Milano
1894 pagine 127

   





Gange Imalaia