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      Appena potei, con tutta la forza delle mie mani, temperarne la foga, sentii dietro a me il galoppo d'un altro cavallo, guardai; ma la sella era vuota. Non pensai più ai capricci del mio cavallo; volsi le briglie e a pochi passi sull'orlo d'un campo vidi la bella signora distesa al suolo e svenuta. Là dov'era caduta non v'eran pietre; sperava che nulla di male le fosse accaduto; balzai dal cavallo, corsi ad una vicina sorgente e colla mia barcuccia di pelle portai dell'acqua là dov'era, e le spruzzai alcune gocce sul volto pallidissimo. Raccolse un braccio che teneva ancora in pugno uno scudiscio dal pomo d'argento e sospirò, ma non rinvenne.
      Allora pensai di slacciarle il vestito, ma benché avessi ventidue anni, non osai, tanto mi batteva forte il cuore per l'emozione e le spruzzai nuova e molta acqua sul bel viso. Aperse gli occhi e, veduto che mi ebbe, di pallidissima divenne rossa e non seppe che richiuderli e mormorare un: Sir, I thank you.
      Quella donna giovinetta era un miracolo di delicata bellezza e di melanconia profonda. I capelli d'un oro castagno si eran disciolti dalla reticella e le cadevano sul collo e sul petto con ampio volume. Li raccolse e con uno sguardo fugace, si accorse che, nella caduta, assai più del piede si era scoperto; e col corpo addolorato si coperse; potendo assai più il pudore che il dolore. Chinato al suolo dinanzi a quella creatura, felice di poterla aiutare, ebbi pochi momenti di quella delizia, perché per quella stessa via ond'io era venuto, sentii avvicinarsi il trotto di un cavallo.


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Un giorno a Madera
di Paolo Mantegazza
Casa Editrice Bietti Milano
1925 pagine 147

   





Sir