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      Io non so quel che dicessi, ma parlava sempre; e continuava a parlare, perché mi ascoltavate volentieri. Io non vedevo la luna, né il solco bianco e spumeggiante e tranquillo che il Thyne apriva nel campo di bronzo dell'Oceano, e non vedeva che una cosa sola, il vostro volto divino che sembrava tuffarsi tutto nella luce serena ed argentea della luna. Avevate tirato all'indietro i vostri riccioli che, allungati dall'aria umida della notte, baciavano le vostre spalle, quando una brezza capricciosa non li portava ad accarezzarvi il mento.
      Non ebbi in quelle ore che un solo dolore che mi fece ripensare cose tristi: era la vista delle coste d'Inghilterra che si andavano facendo sempre più chiare ai miei occhi. Voi in tutta la sera non mi diceste che una parola sola:
      - Che ne dite William? Un tubo di ferro basta a nascondere tutto un mondo, un fiocco di fumo basta a celar tutto il mare di luce che spande intorno a sé la luna. Non è forse così di tutta la vita, di tutto l'uomo? Vedere il cielo e non toccarlo mai, sentir Dio e non intenderlo, abbracciare il mondo e morire di mal di ventre.
      Non so quel che risposi ma mi ricordo che voi, un momento dopo, avete lasciato cadere sul cassero il vostro fazzoletto su cui appoggiavate il capo. Io mi chinai a raccoglierlo, le nostre mani si incontrarono e la vostra strinse la mia. Quanto abisso mi si aperse in quel momento! Emma, il tempo non esiste per il pensiero, l'orgoglio non fu fatto per misurare i moti del cuore.
      So questo, che voi di quella stretta vi pentiste o aveste paura.


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Un giorno a Madera
di Paolo Mantegazza
Casa Editrice Bietti Milano
1925 pagine 147

   





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