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      Voi non dormite e voi piangete; così come io piango, così come io non dormo. Questa barbara gioia mi tiene vivo, questa voluttà crudele mi tiene in sesto la ragione che, ad ogni momento, sta per rompere la vôlta del mio cranio, coll'eruzione del delirio, coll'incendio della disperazione.
      Vi amava, vi amava in silenzio; vi amava tanto che l'idea che un giorno avreste potuto essere mia mi dava la palpitazione di cuore, mi faceva quasi paura. Non mi sentiva degno di voi: voleva adorarvi, voleva circondarvi poco a poco di un'atmosfera che fosse tutta un'emanazione del mio cuore.
      Voi non sapete qual riforma avete fatto di me stesso: qual profonda analisi ho fatto del mio carattere per rendermi degno di voi. Dove trovava una macchia, dove scopriva una debolezza, io vi portava il ferro e il fuoco e metteva al posto della macchia e della debolezza il vostro nome, la vostra immagine divina, il mio amore per voi. Io aspettava di sentirmi perfetto, di sentirmi degno di voi per potervi dire con le labbra tremanti ma con la fronte alta:
      - Emma, voglio esser vostro; datemi la mano; siamo degni l'un dell'altra.
      E il giorno non era venuto ancora. Io vedeva spuntare di lontano nella nebbia dell'orizzonte l'alba di quel giorno, di quell'ora di paradiso, ma un immenso desiderio, ma un'angoscia senza nome mi davano coraggio ad aspettare, perché in fondo di quella via, vedeva la mia Emma. Ah Emma, miss Emma, voi m'intendete di certo, voi sentite in questo momento quel ch'io sento!
      Ma voi avete rotto l'incanto, voi avete gettato a terra dalle fondamenta il tempio dove voleva collocare il mio Dio, voi avete con mani crudeli, strappato dal cespuglio di rose il nido dove voleva collocare il nostro amore; avete messo quel nido sotto i vostri piedi; l'avete calpestato, l'avete fatto in pezzi.


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Un giorno a Madera
di Paolo Mantegazza
Casa Editrice Bietti Milano
1925 pagine 147

   





Emma Emma Emma Dio