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      Vi avevo promesso di vivere, ma, continuando così come faceva da tre mesi, sarei divenuto un povero demente, e voi di certo, voi così buona, non avreste voluto fare del vostro William un pazzo. Allora pensai di cercarvi, di cercarvi in capo al mondo, se fosse stato necessario, di domandarvi il vostro amore e la restituzione della mia parola.
      Era un dilemma crudele, ma inesorabile: io non ne sapeva veder altro, non ne poteva immaginare uno migliore.
      Nei labirinti del cervello, fra i vulcani del cuore mille e mille pensieri sorgono, si accavallano, si intrecciano; mille passioni si fondono, si equilibrano, si elidono; ma venuto il dì della battaglia, ogni nebbia sparisce, ogni delirio s'accheta, ogni convulsione si calma e sul campo trasparente dell'azione rimane con matematica crudeltà dinanzi a voi un dilemma; la lotta di due principii, di due passioni, di due individui, di due epoche, di due armate, due cose, insomma, delle quali una deve vincere e l'altra deve perdere; due cose vive, una delle quali deve morire.
      E per me il dilemma era uno solo: o vivere col vostro amore, o morire. Rientrato dal mondo dei sogni sul terreno dell'azione, consumata tutta la poesia italiana che mi faceva così caldamente innamorato, ritornai a sentirmi tutto inglese, non dubitai un momento che non vi avrei potuto trovare. Voi odiate il freddo e i pini e i tetti grigi del nord; non potevate essere che in Italia; e dal vostro viaggio in quel paese voi avevate riportato due care memorie, che insieme le tante volte avevamo accarezzato nelle nostre lunghe conversazioni dei crepuscoli della sera.


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Un giorno a Madera
di Paolo Mantegazza
Casa Editrice Bietti Milano
1925 pagine 147

   





William Italia