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      Dopo quell'urto, dopo quell'interruzione io mi sentii completamente isolata dal medico che mi guardava e mi parlava; e le mie orecchie ricevevano meccanicamente il suono delle sue parole, senza che mi facessero dolore o gioia, senza che m'ispirassero confidenza o paura. Ridi pure della tua Emma, che si atteggia a giudice di uno degli oracoli della medicina britannica, ma a me pare che quando un medico non intende il suo ammalato, non possa curarlo e non posso guarirlo. Il dottor B. non sapeva indovinar nulla di quanto tacevo, non sapeva risparmiarmi, colla sua previdenza nessuna parola difficile a dirsi, dunque non capiva la mia costituzione sensitiva e malaticcia; dunque i suoi consigli per me erano lettera morta.
      Da quel momento io lo ascoltai soltanto per dovere di cortesia e per andare fino alla fine di quanto mi era proposta di fare.
      - Ah, voi volete cambiar clima: voi volete passeggiare a Nizza o a Pisa, a Pau o a Mentone; volete visitare i Pirenei o le coste di Hyères; fors'anche osate pensare a Madera e all'Egitto, all'altipiano dell'Asia o al cerro di Pazco nel Perù? Ma queste sono follie di moda, son credute dai malati e insegnate dai medici... Oh! è molto comodo davvero il mandare lontano il proprio paziente, perché se ne muoia senza nostra colpa e lungi dagli occhi dei nostri clienti. È comodo davvero!... Ma, mia signora, ci sono tubercolosi a Pisa e nell'Egitto, e ve ne sono molti a Madera e a Nizza. Questi medici ignoranti che consigliano ai tossicolosi la emigrazione, non hanno fede nella loro arte; e chi non ha fede in sé stesso, nella scienza che ha studiato, nell'arte che professa, è un imbecille o un impostore.


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Un giorno a Madera
di Paolo Mantegazza
Casa Editrice Bietti Milano
1925 pagine 147

   





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