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      - Ma cara mia signora, la cura d'una malattia è una battaglia fra il malato e il medico; è una lotta della natura colla scienza, e la vittoria è del più forte e del più coraggioso; e vedete, (e qui senza volerlo, si rimboccava le maniche dell'abito quasi volesse disporsi ad una partita di boxing)... a me non mancano né il coraggio né la forza. I miei colleghi dicono di me che sono un arrabbiato vitalista, che son divenuto cogli anni una caricatura di me stesso, ma io trovo di avere ogni giorno una convinzione più ferma nella mia dottrina e l'esprimo forse con un accento troppo forte, con parole troppo ardenti... Ridete pure, mi hanno chiamato l'Ulisse della medicina inglese, perché sostengo che anche nelle Indie convien salassare e fieramente i malati di febbri tropicali; perché invece di occuparmi di una pulce che pizzica la nostra pelle, invece di perdermi a misurare la grandezza di un tubercolo o di segnare le frontiere esatte del fegato, vado diritto alla vita e la palpo e le domando ragione del suo disordine e dei suoi turbamenti...
      Il dottor B. di certo non ha usato sopra di sé tutta quella batteria di mignatte, di cauteri e di vescicanti che voleva infliggermi, perché egli sembrava volere scoppiare ad ogni momento, nei suoi abiti troppo stretti, e parlandomi, sudava assai e spesso doveva asciugarsi il sudore della fronte, ed io era così turbata che mi pareva che quel sudore fosse un olio tinto in rossigno dal sangue.
      - My lady quando vorrete guarire radicalmente, fatemi chiamare in Londra, a casa vostra, ed io vi guarirò. Se volete guarire fuori dell'Inghilterra, andate pure a Madera o a Nizza.


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Un giorno a Madera
di Paolo Mantegazza
Casa Editrice Bietti Milano
1925 pagine 147

   





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