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      Avrebbe dunque ragione il dottor Rufz di chiudere in queste poche parole tutto il codice dei tisici:
      Enjoy life, go out or come in, on horseback or on foot, as you please, but go.[2]Ma anche questo non è certo; in medicina non si sa nulla di certo.
      Non volete andare in paesi freddi, non volete voi muovervi molto, non potete voi star allegra? Ebbene viaggiate in mare.
      Galeno, l'antichissimo Galeno, mandava i suoi tisici a navigare sul Nilo, e diceva non perché questo faccia bene per sé, ma propter longiquitatem navigandi. Ed ora avete Lee, avete Gilchrist e molti medici che vi dimostrano utilissima la navigazione per curare o prevenire la tisi: Knox attribuisce i vantaggi all'uniformità della temperatura marina; Spiess invece li spiega colla minor copia d'ossigeno dell'aria marina.
      Ma anche tutto questo non è provato: in medicina non sappiamo nulla di positivo.
      Rochard ha dimostrato che i viaggi di mare accelerano il corso della tisi molto più spesso di quel che la ritardano; che la tisi è più frequente fra i marinai che fra i soldati, che progredisce con maggior rapidità a bordo che a terra, che la marina deve essere interdetta ai giovani minacciati da tisi.
      In medicina tutto si può difendere, tutto si può condannare. Io potrei curarvi col seppellirvi sotto terra, lasciando fuori dal suolo la testa e cambiandovi la fossa ogni giorno, dal maggio all'ottobre. Sarebbe un metodo strano, ma non sarebbe nuovo. È quel che faceva Solano da Luque coi suoi baños de tierra.
      Alcuni credono vere in medicina le cose nuove: è un sistema comodo.


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Un giorno a Madera
di Paolo Mantegazza
Casa Editrice Bietti Milano
1925 pagine 147

   





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