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      Le lotte sfortunate della mente, le sconfitte della ragione umana hanno ancora un'eco remota che soddisfa la nostra superbia; ma gli sconforti del cuore hanno un'eco lontana, che non si cancella col tempo, che si ricorda sempre con immenso dolore.
      O cara, appoggia la tua mano sul mio cuore, e calmane i moti concitati. Fammi sentire che io non son solo.
     
     
     * * *

     
      Per tutto il giorno di ieri mi tormentò un solo pensiero, quello di trasformare il malumore in qualche cosa di utile e di bello.
      La natura ha fatto nascere l'ortica, e l'uomo ne ha cavato un tessuto sottile e soave con cui la bella indiana asciuga il sudore della fronte. La natura ha dato un potente veleno ad una liana del tropico, e l'uomo ne ha cavato un rimedio per guarire il paralitico. Anche la collera, anche l'odio, anche il malumore devono essere trasformati in una forza che innalzi gli uomini sopra gli altri. L'assenzio della tristezza deve essere, colla chimica potente della volontà umana, convertito in un rimedio che guarisca le noie del volgo profano e gli isterismi del genio solitario.
     
     
     * * *

     
      Un sonno tranquillo ha sepolto il mio malumore e i miei sogni alchimisti di trasformazione delle forze, e questa mattina ti scrivo col labbro ridente, guardando con infinita compiacenza il cielo azzurro attraverso i vetri della mia finestra.
      Addio, addio mille volte!
     
     
     * * *

     
      Fra le reliquie di William troviamo una pagina senza data e che porta la sola nota di un dì d'aprile.


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Un giorno a Madera
di Paolo Mantegazza
Casa Editrice Bietti Milano
1925 pagine 147

   





William