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      L'uomo solo non esiste, te l'ho pur detto le cento volte; non esiste la donna sola; ma solo io conosco un uomo-donna vivente, vivente di quella ch'io soltanto chiamo vita.
      Fa dunque, mia Emma, di serbarmi il mio posticino sui basalti muschioso dell'isola e alla spiaggia del mare e nel tuo canestro di fiori. E che l'aria imbalsamata di Madera ti accarezzi soavemente le chiome, e ti entri mollemente nel petto e ti risani e ti ritorni a me presto presto. Che sotto i tuoi piedi fioriscano i prati e sul tuo capo facciano cadere una pioggia di fiori anche gli alberi della foresta; che intorno a te Madera divenga un paradiso di armonia, di profumi e di dolcezza e che in quel paradiso tu abbia a serbare un posticino per il tuo William.
     
     
      Emma a William.
     
      Madera, 3 ottobre 18...
     
      Già da parecchi giorni, mio William, io mi sentiva languida e oppressa: ogni movimento mi dava pena e l'ozio non mi riposava.
      Passava le ore alla mia finestra, quasi sdraiata sul seggiolone e leggeva e rileggeva le tue lettere; mia primissima gioia quando sono lieta, mio unico conforto quando sono triste. Fra l'una e l'altra lettera, guardava fisso il mare, questo eterno compagno della meditazione e il mio occhio, per lente oscillazioni, passava senza saperlo dalla scena della vita presente e vicina all'ultima linea sfumata e incerta dell'avvenire. Prima il porto solcato dalle bianche vele, rotto dai remi numerosi, increspato dalle mille onde che io potevo distinguere e numerare: la vita in azione col suo chiasso, coi suoi mille movimenti, coi suoi contorni netti e recisi.


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Un giorno a Madera
di Paolo Mantegazza
Casa Editrice Bietti Milano
1925 pagine 147

   





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