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      Là un bigio immenso che non rallegra, che non riposa, ma che affascina l'uomo perché egli lo desidera sempre senza mai abbracciarlo, perché sempre lo studia senza mai intenderlo; che affascina l'uomo perché rimane eternamente vergine innanzi alle sue braccia innamorate.
      Dopo aver passato più giorni a questo modo, senza aver fiato a far altro, ricordai le tue parole, o William, ricordai che l'ozio è una delle colpe maggiori; e fattami forte, coraggiosa in un momento, chiesi a mia zia che mi accompagnasse ad una gita a Machico. Aveva udito parlare vagamente di una triste storia avvenuta in quel luogo, uno dei più pittoreschi dell'isola: e voleva farvi un triste pellegrinaggio. La mia buona zia, felicissima di vedermi uscire da quel letargo mortale in cui era piombata, disse subito allegramente di sì: fece sellare una buona mula per lei e apprestare un'amàca da viaggio per me. Ti ho già scritto altre volte che questo modo di viaggiare così comune in quest'isola, mi ripugna assai, perché ad ogni movimento penso che due uomini si affaticano e sudano per me, e mi domando subito: - Perché mai Dio ha fatto gli uomini di modo che una metà abbia a servir l'altra?
      La zia calma alquanto i miei scrupoli, mostrandomi i due bruni e robusti arrieiros; pei quali la tua Emma sottile e smilza sarebbe stata più leggera d'una canna.
      Si va a Machico per una valle tutta verde e tutta ridente, e le fanno cornice basalti neri, acuti, profondamente lacerati come merli d'un antico castello che si confondono coi crepacci serpentini aperti dal tempo nelle sue pareti.


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Un giorno a Madera
di Paolo Mantegazza
Casa Editrice Bietti Milano
1925 pagine 147

   





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