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      Di questa sua risoluzione di scriver satire, dą ragione in un sermone indirizzato al suo fido Pagani, che fu pubblicato dallo Stoppani nel suo volume sui Primi Anni del poeta: e lo crediamo singolarmente importante, perchč rivela la tendenza di tutta la vita. Manzoni confessa all'amico che non educa il giovinetto ingegno a spedir gli infermi all'altro mondo come i medici, o al parlare in pubblico, per ridurre alla propria le mille volontą del popolo; ma solamente ad esprimere i propri pensieri in versi e questo desiderio gli mette tal febbre indosso che non crede v'abbia medicina che possa guarirlo. Giove nel cervello di tutti pose un granello di pazzia; e chi va superbo di avere una galleria di ritratti d'antenati, chi ama d'accumular monete, chi, nato fra i campi, anela a divenir magistrato, chi infine ad innalzare sontuosi palazzi che sovrastino agli umili vicini. E forse si puņ dir savio colui che arrischia la vita per far parlare di sč i posteri, o l'altro che, dettando precetti di virtł, spera di render tutti gli uomini virtuosi? Egli, fra tutte le pazzie, elesse quella di far versi; ma non sa spingersi a cantare le gesta degli eroi in risonanti carmi, e preferisceNotar la plebe con sermon pedestre.
      Questo verso č la sintesi di tutta la sua vita artistica, di tutta la scuola che da lui ricevette il nome e la guida. Manzoni č ancora classico; ma ha gią segnato a sč stesso la riforma romantica, prima ancora che il nome di questa divenisse segnacolo in vessillo nella famosa guerra.


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Del trionfo della libertą
di Alessandro Manzoni
Editore Sonzogno Milano
1882 pagine 91

   





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